Un gruppo di neurologi svizzeri, operando sul tessuto cerebrale
di una paziente con epilessia resistente ai farmaci, ha casualmente indotto
nella donna una sensazione in larga misura sovrapponibile a quella definita
OBE, cioè "esperienza fuori dal corpo". Il riscontro, del
tutto occasionale, è stato dovuto alla stimolazione con brevi impulsi
di corrente (2 secondi) di una circoscritta porzione del giro angolare destro
della paziente (in realtà i neurologi stavano tentando di localizzare
il punto da cui originavano le crisi epilettiche). Con una stimolazione elettrica
di lieve intensità (2-3 mA) la donna ha avuto la sensazione di cadere
dall'alto e di sentirsi leggera; con corrente più forte (4-4,5 mA)
ha detto di vedersi "dall'alto, distesa sul lettino; ma soltanto le gambe
e la parte inferiore del tronco". Dietro richiesta di osservare meglio
le proprie gambe (che nel frattempo erano state piegate al ginocchio) la paziente
ha affermato di vederle diventare "più corte"; alla medesima
sollecitazione per le braccia (flesse al gomito) ha detto di vedere il sinistro
più corto e il destro inalterato. Tutte le stimolazioni avvenivano
in una medesima area del giro angolare (che è nel lobo temporale) destro.
La sensazione di uscita dal corpo prodotta dagli elettrodi in questa paziente
è stata giudicata la prima prova diretta che le OBE derivano da una
struttura del lobo temporale del cervello. L'idea che simili esperienze possano
scaturire da alterazioni funzionali in questa regione, in particolare proprio
a seguito di epilessia del lobo temporale, era stata avanzata già da
molti anni, ma solo sulla base di indicazioni indirette rappresentate, in
buona misura, dalla riscontrata sovrapponibilità sintomatologica tra
aura epilettica e nucleo centrale dell'OBE. Ora, con l'esperienza riferita
dai neurologi svizzeri (Blanke et al. Nature2002; vol.
419, 19 settembre, pag 269) sembra essere stata raggiunta una prima conferma
diretta di questa possibilità. E probabilmente è vero.
C'è da segnalare tuttavia un dettaglio che potrebbe non essere di secondaria
importanza. Dalle indicazioni riferite dagli autori di questo studio (cioè
le poche parole della paziente, in gran parte riferite qui sopra) si evince
che l'esperienza della donna è stata allucinatoria: e infatti nell'articolo
si parla esplicitamente di "somatosensory illusions". Le alterazioni
delle gambe e del braccio sinistro, non corrispondenti alla situazione reale
degli arti, e il fatto che la paziente distingueva solo in parte il proprio
corpo, indicano che soggettivamente si è trattato soltanto di una rielaborazione
(per di più alterata) delle informazioni percettive afferite attraverso
le vie nervose ordinarie. Le OBE si contraddistinguono invece, quasi sempre,
per essere esperienze complete, "lucide" e precise sia del corpo
di chi ha l'esperienza sia dell'ambiente circostante e di tutto ciò
che vi è contenuto. In altri termini, se in entrambi i casi il soggetto
ha l'impressione di trovarsi, con il suo "centro di coscienza",
fuori dal corpo somatico, in una condizione (cioè nell'OBE vera e propria)
le "sensazioni" e le "percezioni" appaiono abbastanza
corrette e complete, nell'altra (stimolazione del giro angolare) risultano
parziali e illusorie. Questa osservazione non vuol essere una critica all'ipotesi
che le OBE derivino da alterazioni funzionali di quei circuiti nervosi; intende
soltanto evidenziare che non si sono ancora trovate le risposte a tutto e
che si è soltanto all'inizio di un nuovo (e probabilmente molto promettente)
percorso di ricerca.