Le cosiddette droghe psichedeliche sono state da sempre, in
qualche modo, associate alla religione. I funghi psichedelici sono stati usati
dagli sciamani siberiani da alcune migliaia di anni fino ai giorni nostri,
in quanto consentivano a questi particolarissimi personaggi di entrare in
uno stato di trance che consentiva loro di intraprendere il cosiddetto "volo
dell'anima". In questa maniera la loro anima abbandonava momentaneamente
il corpo e si trasferiva in altre realtà popolate dagli Dei o da varie
categorie di spiriti e di anime di defunti. Già 2500 anni fa gli Sciti
impiegavano la marijuana durante le loro cerimonie religiose. Anche l'Haoma
dello Zoroastrismo e il Soma descritto negli antichi inni Vedici dell'Induismo
primitivo sembra derivassero da piante psichedeliche che solo ora gli studiosi
ritengono di avere identificato. I riti dionisiaci, così come altri
culti misterici similari dell'antica Grecia, si ritiene fossero basati sull'assunzione
di sostanze estratte da piante psichedeliche (Amanita muscaria, ergot della
Claviceps purpurea, vino mescolato a particolari sostanze, etc.). L'impiego
del vino nelle cerimonie religiose cristiane potrebbe essere un lontano ricordo
di questi riti più antichi.
Se passiamo al continente americano, troviamo altre innumerevoli importanti
testimonianze dell'impiego sacramentale delle piante contenenti principi attivi
psichedelici. Testimonianze che non sono solo un ricordo di un lontano passato,
ma che ai nostri giorni trovano ancora ampia diffusione.
Le cronache dei Conquistadores spagnoli sono piene di condanne e accuse da
parte dei missionari contro l'uso del peyote, che non è altro che un
piccolo e apparentemente insignificante cactus che contiene, come principio
allucinogeno, la mescalina. La fase più spettacolare dell'intossicazione
del peyote è rappresentata da visioni e allucinazioni caleidoscopiche
ripiene di forme rapidamente cangianti e dai colori assai vivi. Le popolazioni
precolombiane del Messico e dell'America centrale ritenevano che il peyote
fosse un messaggero divino in grado di metterci a diretto contatto con gli
Dei. Per questa ragione, nei tempi antichi, il peyote era ingerito dai sacerdoti
per rivolgere richieste agli Dei o per conoscerne il volere. Un simile impiego
avevano dei piccoli fungi del genere psylocibe, considerati dai popoli messicani
come funghi sacri.
Gli indiani del Nord-America, nella seconda metà del diciannovesimo
secolo, nelle loro scorrerie nel Messico settentrionale conobbero l'impiego
di questo cactus. Dopo il 1880 venne fondato, all'interno di varie tribù
di pellerossa, un culto che era un misto di animismo e di cristianesimo e
che vedeva nell'ingestione del peyote l'espressione più alta dei riti.
Una sorta di sacramento. Questo culto prese il nome di "Native American
Church" ed è l'unica confessione religiosa degli Stati Uniti alla
quale è consentito dalla legge l'uso di una sostanza psichedelica,
altrimenti tassativamente proibita.
La stessa sostanza che si trova nel peyote, la mescalina, è presente
in notevole quantità in un altro cactus che prospera in Ecuador e nel
nord del Perù: il San Pedro (Trichocereus pachanoi). I principi attivi
di questa pianta erano e sono ancora utilizzati per mettere in uno stato di
trance estatica gli sciamani andini e consentire loro di dialogare con il
mondo degli spiriti e delle divinità del loro variegato pantheon religioso.
In quasi tutta l'area amazzonica si raggiunge il mondo degli spiriti e si
dialoga con esso mediante l'assunzione di una bevanda di origine vegetale,
l'ayahuasca. La pianta del tabacco è ugualmente ritenuta sacra da varie
popolazioni sparse in tutto il continente americano.
PSICHEDELICI ED ENTEOGENI
Nei non lontani anni Settanta, gli studiosi nel campo degli
stati alterati di coscienza si resero conto che i vari termini - allucinogeno,
psichedelico, psicotomimetico, psicotropo, psicolitico, etc. - riferiti alle
sostanze in grado di alterare il nostro normale stato di coscienza, non erano
più sufficienti per coprire tutta la gamma di situazioni e di vissuti
interiori che andavano scoprendo. Per questa ragione fu introdotto il termine
enteogeno con riferimento a quei principi attivi, in genere derivati dal mondo
vegetale, in grado di indurre la profonda sensazione soggettiva di comunione
o di stretto rapporto con la divinità o con un principio cosmico trascendente.
In definitiva, gli enteogeni sono ritenuti capaci di indurre degli stati di
coscienza di tipo mistico-estatico. Letteralmente la parola enteogeno deriva
dalla somma di tre termini dell'antica lingua greca En=dentro, Theo=Dio, divino,
Gen=diventare, ossia "diventare divini dentro", nel senso di essere
ispirati o posseduti da un Dio.
Tra le tante sostanze in grado di modificare in profondità il nostro
normale stato di coscienza in senso religioso solo poche sono unicamente enteogene;
la maggioranza è sia enteogena sia allucinogena. Il prevalere dell'una
o dell'altra caratteristica dipende, oltre naturalmente dalla composizione
chimica della sostanza, da una sequenza di variabili legate principalmente
al cosiddetto "set" (stato psicologico ed emozionale del soggetto,
unitamente alle sue inclinazioni personali e al suo background culturale)
e al "setting" (il contesto in cui si fa l'esperienza). Comunque,
è anche vero che certe piante sono tipicamente considerate come evocatrici
di stati psicologici che vengono fatti rientrare nella sfera del transpersonale
e del mondo mistico. In contesti rituali, più raramente in situazioni
profane, le esperienze che ne derivano possono essere di tipo estatico nel
senso più profondo del termine, almeno per chi le vive. Molti resoconti
di persone che si sono cimentate con l'LSD, il peyotle, l'ayahuasca, la salvia
divinorum, l'amanita muscaria, alcuni tipi di tabacco amazzonico e i vari
funghetti allucinogeni del genere psylocibe, etc., evidenziano, con una certa
frequenza, vissuti che appaiono assolutamente di tipo mistico e hanno prodotto,
il più delle volte, sostanziali e durature trasformazioni nelle concezioni
filosofiche e religiose di chi ha avuto queste esperienze. Molti valori sono
cambiati radicalmente e nuovi ideali, mai prima considerati, hanno re-indirizzato
la vita sostituendosi a quelli precedenti.
Sono stati fatti dei precisi confronti tra le esperienze indotte da sostanze
enteogene e le vere estasi mistiche, sia cristiane che non. Spesso non si
è colta alcuna differenza, tanto che un giudice esterno, davanti a
dei resoconti sia di estasi prodotte da sostanze psichedeliche sia di classiche
estasi religiose, non è in grado di attribuire un'esperienza all'uno
o all'altro gruppo. Nelle estasi indotte da enteogeni, né l'aspetto
cognitivo né quello più strettamente emozionale differiscono
in nulla dai racconti fatti dai più famosi mistici dell'antichità
sui loro rapimenti estatici avuti in condizioni certamente non favorite dall'assunzione
di particolari sostanze.
VIAGGIO A RITROSO NELLA STORIA DELL'UOMO
La razza umana ha una lunghissima e venerabile storia di rapporti
con questo genere di sostanze psicoattive. Tra l'altro, il mondo vegetale
ne è pieno e ogni angolo della terra ha il suo corredo di piante dalle
quali varie popolazioni hanno estratto principi attivi con proprietà
allucinogene o enteogene. Il loro rapporto con le varie religioni o forme
di religiosità, sia nello stato embrionale dell'uomo primitivo sia
nelle forme più evolute di successive civiltà, è sempre
stato molto stretto e non si è mai totalmente interrotto. Occorre anche
precisare che un uomo che assuma una sostanza enteogena, a seconda del suo
background religioso, della sua cultura e della sua sensibilità, potrà
attribuire ad entità spirituali o allo stesso suo Dio le immagini percepite
e gli incontri avuti durante l'esperienza. Ma vi sarà anche chi, all'opposto,
cercherà di darne una spiegazione laica e materialistica come può
essere, ad esempio, quella che si rifà a banali e transitorie allucinazioni
o ad altre inconsuete aberrazioni della mente mediate da reazioni chimiche
all'interno del cervello.
Gli sciamani del periodo preistorico sono stati i primi a raccogliere e a
trasmettere alle successive generazioni i segreti da loro carpiti alla natura.
Erano, come ci riferisce il notissimo studioso di storia delle religioni Mircea
Eliade, i maestri dell'estasi, estasi che essi raggiungevano sia con mezzi
chimici (di derivazione vegetale), sia con altre tecniche della più
varia natura (danze, canti, digiuni, isolamento, mortificazioni, ascolto di
suoni e ritmi stereotipati, etc.). E non mancano certo gli studiosi (tra i
quali spiccano il famoso etnomicologo Gordon Wasson e l'etnobotanico Terence
McKenna) che ritengono che la primitiva e rozza religiosità dell'uomo
primitivo si sia notevolmente evoluta grazie al casuale incontro con alcune
particolari piante (enteogene e psichedeliche) di cui si è cibato.
Questo semplice e casuale fatto avrebbe aperto la sua coscienza verso stati
mai prima sperimentati, mettendolo a confronto con nuove realtà sino
ad allora nemmeno immaginate.
Secondo questa ipotesi, con l'assunzione di sostanze psicoattive, e ancor
più di enteogeni, si sarebbe verificato un sostanziale salto di qualità
tra gli uomini della preistoria. La loro coscienza, fino a quel punto rudimentale
e legata unicamente agli istinti e agli aspetti pratici della vita, avrebbe
subito, con l'uso di quelle piante, uno straordinario e improvviso balzo evolutivo.
Le nuove visioni, che si sono loro inaspettatamente presentate, erano popolate
da creature mai incontrate prima, da esseri invisibili al nostro normale stato
di coscienza, da forze, energie e rapporti tra le cose e tra gli esseri di
questo mondo mai prima avvertite. Le visioni e i contenuti erano molto più
ricchi, oltre che di tipo diverso, rispetto a quanto si presentava sia nel
normale stato di veglia, sia nello stato di sogno. Alla loro vecchia e semplice
coscienza si andava aggiungendo una nuova consapevolezza: che oltre al mondo
visibile, percepibile da tutti, ne esiste un secondo, oscuro o luminoso, pauroso
o rassicurante, abitato da divinità o da esseri malefici, esplorabile
o del tutto impraticabile, a seconda che si riesca o meno a trovare la chiave
per entrarvi e se ne conoscano nello stesso tempo le regole che lo governano.
Chi vi entrava senza alcuna preparazione vi poteva trovare la morte o la pazzia.
I PRIMI SCIAMANI
Ben presto vennero identificate alcune persone che avevano
maggiori capacità delle altre di modificare il loro stato di coscienza
e di usare questa nuova condizione per entrare in quel mondo secondo e dialogare
con le misteriose presenze che vi abitavano. Con particolari rituali, formule
e sacrifici, man mano sempre più elaborati ed efficaci, le terrifiche
entità dell'altro mondo potevano essere avvicinate e si poteva anche
farsele amiche, alleate. Queste entità avevano spesso le sembianze
di animali o di persone defunte. Si scoprì che era possibile chiedere
loro consiglio, farsi predire il futuro, ricevere utili informazioni per la
caccia e per la guerra, sapere come guarire le ferite e le malattie. Questi
uomini speciali (gli sciamani) erano anche in grado, con il permesso e l'aiuto
di queste entità, di viaggiare nella nuova dimensione, di scoprire
le divinità che governavano i regni sotterranei o quelli celesti, incontrare
i signori della vita e della morte. Allo stesso modo con cui Dante Alighieri
visitò il mondo dell'oltretomba guidato da Virgilio, lo sciamano era
accompagnato in quelle lande sconosciute da una o più entità
spirituali con la quale aveva fatto amicizia o con la quale aveva instaurato
un rapporto di collaborazione. In questi viaggi avventurosi, che potevano
costare la vita alla minima imprudenza ed errore, fu scoperto il mondo dei
trapassati, il loro rifugio finale. Avendo acquisito il modo per entrare in
questi incredibili stati di coscienza, vissuti come mezzo per accedere a dimensioni
ultramondane, sia avendo di queste ultime appreso la topografia, lo sciamano
poteva ora divenire l'intermediario tra questo e l'altro mondo, e in particolare
si assumeva il compito di guida dei defunti accompagnandoli, perché
non si perdessero, verso il misterioso e oscuro regno delle ombre. Nacque
così, e si perpetuò, la funzione di psicopompo dello sciamano
della preistoria.
I voli estatici in queste dimensioni consentirono anche di conoscere in dettaglio
le varie tipologie di entità spirituali che vi abitavano. Vi erano
spiriti buoni con i quali era facile prendere rapporto e ricevere aiuto e
consigli. Altre entità erano apparentemente pericolose ma, con opportune
astuzie e rituali, potevano essere piegate ai propri desideri ed essere mutate
in alleati. Infine, non mancavano gli spiriti assolutamente ostili con i quali
occorreva combattere per non soccombere e per evitare danni sia allo sciamano,
sia alla sua comunità. Contro questa ultima categoria di spiriti lo
sciamano con le sole sue forze non poteva alcunché: poteva contrastarli
solamente con l'aiuto degli spiriti alleati. In ogni modo, anche se guidato,
il suo accesso alle regioni dell'altra dimensione era sempre un'impresa estremamente
pericolosa. Non si poteva osare tanto senza una opportuna selezione e preparazione.
L'INIZIAZIONE SCIAMANICA
Apparve ben presto chiaro che non tutti potevano diventare
gli intermediari tra i due mondi: solo pochi eletti con una speciale predisposizione
innata e che erano stati in qualche modo prescelti dagli spiriti a questa
missione potevano diventare sciamani. Spesso questa sorta di vocazione o di
chiamata all'arte dello sciamano si manifestava nel corso di una grave malattia
o di un pericoloso incidente, talora dopo essere stati colpiti dal fulmine,
in situazioni dunque nelle quali la persona era giunta veramente a un passo
dalla morte. In questo stato era facile che si presentassero visioni, sogni
o allucinazioni popolate da strani esseri che davano al moribondo un segno,
indicavano una strada, prospettavano una missione. Molto spesso, in queste
visioni la persona assisteva a una rappresentazione allucinatoria nel corso
della quale vedeva, come in preda a un'esperienza extracorporea (OBE), il
proprio corpo separato dalla sua coscienza nell'atto di venire fatto a pezzi
dagli spiriti, dilaniato nel modo più feroce e minuzioso e buttato
da parte. In seguito poteva vedere la ricostruzione del suo corpo con nuove
membra, con nuovi organi e con nuovi fluidi ad opera delle stesse entità
spirituali. Attraverso questi processi così brutali il futuro sciamano
rinasceva simbolicamente a una nuova vita, molto più ricca ed evoluta
di prima, lasciandosi alle spalle un corpo e una coscienza ormai inutili.
Gli spiriti trasmettevano poi al neofita i loro insegnamenti segreti e specialissimi
poteri.
Una volta guariti dalla malattia, guai a non seguire quelle indicazioni, a
non seguire la strada che in qualche modo era stata indicata. Non c'era possibilità
di rifiutare, pena la follia o la morte. Tutto questo rappresentava la prima
fase dell'iniziazione sciamanica contraddistinta, come si è visto,
da esperienze transpersonali popolate da spiriti e da scene terrificanti,
dall'incontro con la morte e da una rinascita e, infine, da un corpo di insegnamenti
segreti. Solo morendo alla loro precedente esistenza potevano affacciarsi
a una nuova vita, spiritualmente più evoluta e arricchita da esperienze
e insegnamenti che mai si sarebbero aspettati. Successivamente dovevano affrontare
la parte finale dell'iniziazione, quella tradizionale. Uno o più sciamani
anziani trasmettevano al neofita i loro segreti, le loro esperienze e tutte
quelle tecniche che permettono di padroneggiare le misteriosi energie dell'altra
dimensione. Infine, dopo una difficile prova sul campo per verificare il grado
di preparazione raggiunto, si diventava a tutti gli effetti sciamani e ci
si metteva al servizio della propria comunità per alleviarne le sofferenze
o scioglierne le incertezze. Si diventava gli intermediari tra questo e l'altro
mondo, con poteri soprannaturali veramente unici. Grazie all'estasi, che avevano
imparato a prodursi e a padroneggiare, i nuovi sciamani raggiungevano altre
dimensioni, viaggiavano e incontravano gli spiriti, i defunti e i signori
dei regni celesti e degli inferi, ricevevano da loro consigli, nuovi insegnamenti
e più penetranti energie. In altre parole, veniva trascesa la condizione
umana per entrare nel mondo del mito e del divino.
"C'è un mondo al di là di questo, un mondo che è
molto lontano ma anche assai vicino, ed invisibile. Ed è là
dove vivono gli Dei, dove vivono i morti, gli spiriti ed i santi, un mondo
dove ogni cosa è già successa ed ogni cosa è conosciuta.
Quel mondo parla. Ha un suo linguaggio particolare. Io riferisco quello che
dice. I sacri funghi mi prendono per mano e mi conducono nel mondo dove ogni
cosa è conosciuta. Sono essi, i sacri funghi, che parlano in modo che
io possa capirli. Io pongo loro delle domande ed essi mi rispondono. Quando
ritorno dal viaggio che ho fatto con loro, racconto ciò che mi hanno
detto e ciò che mi hanno mostrato". Questo è quanto ha
raccontato al famoso etnobotanico R.E. Schultes e allo scopritore dell'LSD
A. Hofmann la sciamana Mazateca Maria Sabina riguardo alle sue esperienze
spirituali, a cui accedeva con l'uso di funghi allucinogeni contenenti psilocibina,
seguendo una secolare tradizione risalente alla civiltà azteca.
LA PROFESSIONE DELLO SCIAMANO
Le funzioni principali degli sciamani sono molteplici. In primo
luogo sono i depositari della cultura del loro gruppo che riguarda la cosmogonia,
le leggende, le tradizioni, i miti. Altra fondamentale funzione riguarda l'attività
come guaritore. A questo proposito occorre precisare che per i popoli primitivi
le malattie sono generalmente dovute alla perdita dell'anima o al furto di
essa da parte di entità spirituali malevolenti. In questo caso lo sciamano
viene incaricato dai familiari dell'ammalato di ritrovarla. A tal fine egli
attua una seduta cerimoniale nel corso della quale, attraverso tecniche che
gli sono proprie, entra in un particolare stato modificato di coscienza (trance
estatica) che gli permette di compiere il cosiddetto volo dell'anima. La sua
anima esce dal corpo e va alla ricerca di quella della persona ammalata e,
se necessario, raggiunge in spirito il regno degli inferi.
Non solo gli spiriti possono essere la causa delle paure e delle malattie
all'interno di una comunità. Anche gli stessi sciamani, su propria
iniziativa o su incarico di altre persone, possono indirizzare un maleficio
verso una persona al fine di farla soffrire o di farla morire. In tale evenienza,
sarà incaricato un altro sciamano per cercare di neutralizzare l'attacco
e di ribattere colpo su colpo le magie avversarie.
Presso molte culture primitive, la mancanza di uno sciamano rappresenta la
più grande disgrazia che possa capitare a una comunità. Questa
rimane senza alcuna guida, in totale balia degli spiriti e delle forze della
natura. Non sa come reagire e come rapportarsi con loro, non sa interpretare
i segni che da loro provengono. Una comunità che si trovi in questa
non augurabile situazione, in definitiva, è destinata a disgregarsi,
a non avere alcuna possibilità di continuare la propria esistenza.
È come una nave con il timone rotto in balia della tempesta. Il suo
destino è segnato, non c'è alcuna possibilità per fronteggiare
le incontenibili forze che incombono su di essa. Da queste considerazioni,
appare evidente come un'importantissima ulteriore funzione sciamanica sia
quella psicoterapeutica. Ossia, stabilizzare il clima sociale e psicologico
della comunità, alleviare o risolvere ogni tipo di tensione e di paura,
assumersi in prima persona il compito di acquietare gli spiriti affinché
l'intera popolazione non ne debba soffrire la collera.
L'ESPERIENZA PSICHEDELICA
Come abbiamo visto, per l'uomo primitivo, ma anche per molti
uomini moderni, i mondi che gli enteogeni dischiudono erano e sono popolati
da entità ritenute soprannaturali o divine. Intere mitologie e religioni
sarebbero state create su queste basi. La nostra cultura occidentale e postmoderna
è ancora impregnata da queste arcaiche suggestioni, seppure in modo
più o meno velato e latente. Alcuni studiosi degli stati alterati di
coscienza hanno cercato di scoprire quale fossero le caratteristiche e le
potenzialità di queste esperienze così inconsuete e multiformi.
A loro si è affiancata una schiera non esigua di psicoterapeuti che
cercavano di utilizzare i composti allucinogeni (principalmente quelli enteogeni)
per scopi terapeutici. Entrambi i gruppi, oltre alle evidenti differenze tra
individuo e individuo, hanno riconosciuto in modo convincente dei punti in
comune tra gli effetti indotti dai derivati allucinogeni; in particolare,
hanno individuato dei vissuti o tappe che, a grandi linee, sembrano succedersi
in modo abbastanza costante durante la seduta psichedelica.
La prima tappa (dell'attesa) è quella che segue immediatamente l'ingestione
della sostanza. Ci si pone in tranquillità e in silenzio aspettando
che qualcosa avvenga. È la fase nella quale ci si predispone ad accogliere
un'esperienza che si spera possa essere importante sia per conoscere più
a fondo se stessi, sia per tentare di scoprire e immergersi in nuove realtà.
Segue una seconda tappa (delle manifestazioni fisiche) che è spesso
caratterizzata da brividi di freddo molto intensi alternati a periodi di eccessivo
caldo. Subentra nausea, si può vomitare e intervengono forti tremori
incontrollabili in varie parti del corpo.
A questa fase succede quella allucinatoria, specie di tipo visivo. Dapprima
le visioni sono semplici, geometriche, caleidoscopiche e sembrano possedere
una loro vita indipendente. Su di esse non si può esercitare il minimo
controllo. Possono, non necessariamente, trasformarsi in visioni più
complesse con scene fantastiche, specialmente legate al mondo della foresta
se la seduta si svolge in questo ambiente, con comparsa di strani personaggi
o animali con i quali si può, a volte, anche dialogare. È probabilmente
questo uno dei momenti in cui vengono ricevuti, da chissà chi, messaggi
e insegnamenti di vario genere. È possibile anche sentirsi trasformare
in animali, specialmente uccelli e volare. Si può avere l'impressione
di uscire dal proprio corpo e trasferirsi da altre parti o in altre dimensioni.
Alcune volte le visioni possono, invece, essere paurose e minacciose tanto
da indurre la persona che le vive a cercare in tutti i modi di uscirne.
La fase allucinatoria può rappresentare la fine della seduta o, al
contrario, essere il preludio a una fase successiva (della conflittualità)
all'interno della quale ci si raffronta con le angosce, le paure e i conflitti
che emergono impietosamente dalle profondità dell'inconscio. Si sperimentano
la sofferenza, la solitudine e il dolore. Ricordi tristi o scomodi e rimossi
possono essere rivissuti con grande intensità e sofferenza.
Raramente segue un'ulteriore fase, quella della disgregazione della personalità,
dell'io, nella quale si sperimenta il nulla, il vuoto, persino la pazzia.
È una fase strettamente psicotica ma, nello stesso tempo, quella che
sembra dare, in una fase successiva, l'illuminazione, la reintegrazione della
personalità più profonda, la realizzazione del Sé. In
alcuni casi è anche possibile fare un drammatico incontro con la morte,
vissuta contemporaneamente sia come da spettatore, sia come da vittima. Se
si riesce a superare l'estrema angoscia del momento e ad accettare la possibilità
reale di poter morire in quel preciso istante, allora scattano dei meccanismi
che portano quella persona a un sostanziale passo ulteriore.
Si raggiunge così la fase tipicamente transpersonale all'interno della
quale si possono sperimentare esaltanti stati mistici o un rapporto molto
intimo con una realtà trascendente che le parole non sono in grado
di descrivere. Si possono, infine, incontrare entità spirituali che
parlano e danno speciali insegnamenti.
È in questo ultimo passaggio che le proprietà enteogene delle
sostanze ingerite vengono manifestate al massimo grado, facendo vivere esperienze
che possono segnare per sempre l'esistenza e indirizzarla, con rinnovati valori,
verso mete mai prima immaginate. Ma sono pochi quelli in grado di arrivare
tanto lontano.
Per sostanziare ulteriormente le conclusioni che più avanti esporrò
vorrei, sia come testimonianza, sia come caso esplicativo di esperienza psichedelica
estrema, illustrare nei punti essenziali i profondi e conturbanti vissuti
che ho avuto con una di questa sostanze enteogene, l'Ayahuasca. Ho assunto
ripetutamente questa sostanza nel corso di cerimonie sciamaniche all'interno
della selva amazzonica, in un contesto, pertanto, molto suggestivo, forse
il più adatto a vivere con maggiore pienezza un'avventura psichedelica.
La presenza dello sciamano mi ha dato sicurezza e mi ha permesso di sciogliere
quelle paure e quei freni psicologici che immancabilmente impediscono di vivere
in pieno quanto si va sperimentando.
In breve, ho avuto visioni fantastiche e indescrivibili, ho fatto l'incontro
con la morte, con la pazzia, con i ricordi più scomodi, e perciò
rimossi, della mia vita. Ho ricevuto diversi insegnamenti da un'entità
che non vedevo e con la quale dialogavo in modo non verbale. Sono arrivato
quasi al punto di accettare la disgregazione del mio io perché invitato
a farlo innumerevoli volte da quell'entità invisibile. Ho nettissimo
il ricordo di essermi sentito trasformare, pezzo per pezzo, in un uccello
per poi volare in lande sconosciute. Per un paio di volte ho visto misteriose
entità che smembravano il mio corpo per poi ricostruirlo in modo nuovo.
Io mi sentivo contemporaneamente vittima impotente e spettatore di questo
processo inquietante. Ho provato un intenso senso di comunione con la natura
e con la gente che mi stava accanto.
Questa breve e succinta elencazione non rende giustizia di tutto quello che
ho vissuto in quelle sedute: è solo una pallida ombra del mondo fantastico
che l'ayahuasca mi ha fatto incontrare. La sensazione soggettiva che ne ho
tratto è stata quella di sentirmi profondamente trasformato, di avere
scoperto, pian piano nel tempo, nuovi significati e nuovi valori, di essermi
lasciato alle spalle un modo di concepire le cose che ora vedo come limitato
e grezzo. Forse tutto questo è solo un'illusione. Ciò nonostante,
l'esperienza con l'ayahuasca, seppure estremamente sofferta e ancora in buona
parte da decifrare, la considero un punto chiave nella mia vita.
CONCLUSIONI
Non mi sembra azzardato riconoscere, almeno in alcune delle
tappe sopra descritte, dei precisi punti in comune con alcuni dei vissuti
principali dell'esperienza iniziatica degli sciamani. In chi riesce ad arrivare
alle fasi più avanzate dell'esperienza psichedelica è come se
si innescasse un processo iniziatico non ritualizzato, del tutto privato,
vissuto in modo diretto grazie al dispiegarsi di alcune potenzialità
innate. Una specie di archetipo che con le droghe enteogene troverebbe, talora,
la via per emergere simbolicamente alla superficie e manifestare le sue profonde
potenzialità trasformative e realizzative. Anche se soli e senza punti
precisi di riferimento, starebbe poi a noi, e solo a noi, dare un significato
e un seguito a quanto nella profondità del nostro essere si è
così misteriosamente manifestato.
Ma una cosa è certa. Chi è riuscito a raggiungere questo punto
estremo dell'esperienza psichedelica non è più la stessa persona
di prima; i suoi ideali sono mutati, la sua visione del mondo si apre a nuovi
orizzonti; raggiunge un rapporto di comunione molto intimo con la natura e
con gli altri esseri viventi; il timore della morte è di molto stemperato.
Si dice che alcuni hanno successivamente acquisito dei particolari poteri
che hanno permesso loro di travalicare le normali potenzialità umane.
Altri affermano di avere acquisito una nuova e misteriosa energia che sembra
agire positivamente sulle persone sofferenti.
Considerati i tanti punti in comune, è forse quella psichedelica una
via alternativa per portare a termine un'esperienza iniziatica di tipo sciamanico
tradizionale? Inoltre, è solo casuale il fatto che anche le esperienze
perimortali (NDE) siano state equiparate, per le tante somiglianze, all'iniziazione
sciamanica? Esiste veramente una sorta di archetipo iniziatico che potrebbe
essere risvegliato da più di un tipo di esperienza psichica estrema?
È forse l'incontro con la morte, vissuto sia realmente che ritualmente,
la condizione necessaria per far emergere simile presunto archetipo nel caso
dell'iniziazione sciamanica, nel caso delle NDE, così come nelle fasi
più profonde dell'esperienza psichedelica?
Non è bello terminare un articolo con delle domande. Il lettore in
genere si aspetta, al contrario, delle risposte, delle spiegazioni, delle
assicurazioni. Nonostante questo, in cuor mio spero e penso di avere posto
tra le parole di queste domande delle indicazioni utili, degli spunti per
indirizzare future ricerche, delle tracce da seguire per raggiungere una possibile
meta. Speriamo che i fatti mi diano ragione.